mercoledì 26 maggio 2010

Spie in Irlanda - Agenti tedeschi e IRA durante la seconda guerra mondiale

Enno Stephan - Greco & Greco Ed., Milano, 2001

Il volume di Enno Stephan, giornalista e scrittore berlinese nonché Vice Presidente dell’Associazione tedesco-irlandese, è dedicato al tentativo di avvicinarsi il più possibile alla verità storica per uno dei passaggi più delicati della seconda Guerra mondiale.
L’intento dichiarato è quello di contribuire a ridimensionare due miti dell’ultimo conflitto mondiale: quello di un’Irlanda in apparenza neutrale, ma in realtà favorevole alla Germania, e quello dell’efficienza spionistica tedesca.
È noto come da parte del mondo anglosassone il rifiuto irlandese di concedere agli inglesi stessi l’uso delle basi navali appartenute alla Gran Bretagna fino al 1938 fu considerato come la prova decisiva dell’atteggiamento filo-tedesco dell’Irlanda. Tale ipotesi venne ulteriormente avvalorata, ricorda l’Autore, quando iniziarono a diffondersi voci, via via più insistenti, di infiltrazioni spionistiche tedesche in Eire. Le “temibili spie tedesche”, infatti, si riteneva fossero responsabili, grazie alle informazioni ottenute, delle difficili e precarie condizioni in cui versavano le navi alleate nell’Atlantico, anche a seguito delle pesanti perdite subite.
Dalla cospicua ricerca documentale effettuata e dalle fondamentali testimonianze ottenute di prima mano, l’Autore ha tratto la convinzione che le ipotesi sopra esposte fossero largamente esagerate. Lo stesso governo irlandese dell’epoca, rappresentato da de Valera, aveva in realtà costantemente cercato di contrastare fughe di notizie pregiudizievoli per la sicurezza alleata, che avrebbero anche costituito una minaccia seria ed oggettiva per la vita di tanti cittadini inglesi ed americani, sia civili che militari.
In particolare, gli approfondimenti effettuati da Stephan hanno il pregio di testimoniare, diversamente da quanto da molti ritenuto, quanto scarso spessore abbiano avuto le infiltrazioni tedesche nel territorio irlandese. I temibili agenti tedeschi, in realtà, sono piuttosto da definire, secondo l’Autore, un “insieme di tipi strani”.
Come definire diversamente, tra gli altri, un sollevatore di pesi non più giovane, un avvocato, un capitano di mare, un cameriere di nave, un commerciante di animali e di spezie?
È semplice, date queste premesse, intuire come la maggior parte delle missioni siano miseramente fallite a distanza di poche ore dall’arrivo nel territorio nemico.
La posizione irlandese, d’altra parte, poteva prestarsi a facile strumentalizzazione da parte tedesca, attesa la lotta secolare tradizionalmente rivolta dagli irlandesi contro l’Inghilterra. Nonostante la proclamazione dell’indipendenza, infatti, continuavano a perpetuarsi incomprensioni e rancori, insuperati motivi di contrasto e contrapposizioni.
Situazioni di disagio e difficoltà che si ritrovano, magistralmente descritte con occhi di bambino, anche nel recentissimo volume autobiografico di Hugo Hamilton, Il cane che abbaiava alle onde.
La ferita delle sei contee separate dell’Ulster, inoltre, era una questione aperta tanto per il governo ufficiale quanto per l’IRA (l’Esercito repubblicano irlandese), ed il servizio segreto tedesco pensò di poter far leva su tale contrasto per tirare dalla propria parte gli irlandesi o, quanto meno, per riuscire a predisporre una base operativa contro gli inglesi.
Per tale motivo, nel febbraio 1939, un emissario dei Servizi tedeschi aveva avuto un incontro a Dublino con i maggiori esponenti dell’IRA.
L’alleanza avrebbe dovuto essere vantaggiosa per entrambe le parti: i rivoluzionari irlandesi avrebbero potuto ottenere la riunificazione del Paese, i tedeschi, attraverso azioni di sabotaggio nelle contee dell’Ulster, avrebbero potuto danneggiare notevolmente la Gran Bretagna.
La descrizione dell’Autore si dipana lungo tutto il periodo bellico. Con passaggi puntuali e dettagliati, sono descritte luci ed ombre delle attività delle rispettive fazioni.
Stephan riesce a mostrare con lucidità quanto la realtà sia spesso lontana dai canoni dell’immaginario collettivo, riconducendo imprese ritenute titaniche ed eroiche ad attività umane sicuramente meno clamorose e rocambolesche, notevolmente più incerte negli esiti finali.

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